Burlando vuole più auto blu, come Palazzo Chigi e ricorre alla Consulta

La cura Tremonti alle auto blu, inizia ora a provocare mal di pancia alle amministrazioni locali, specialmente alla regione Liguria tant’è che a decidere il contendere è stata chiamata nientemeno che la Corte Costituzionale.

Quando si dice che i politici  sono ingordi e che, malgrado il Paese vada a ramengo e i cittadini costretti a stringere la cinghia, loro se ne fregano altamente. Ma chi sono i cittadini? Chi li conosce? Ma come si permettono? Sembrano dire i nostri politici.Gli italiani debbono stare al loro posto perché sono dei sudditi. Sono coloro i quali debbono mantenere non solo la nostra sopravvivenza ma anche i nostri privilegi (sembrano dire i nostri politici). E poi i quattro dell’Ave Maria (Monti, Bersani, Casini e Alfano ma mettiamoci pure il Presidente della Repubblica) si lamentano di Grillo?

Ma perché la Corte Costituzionale è stata interessata al caso delle auto blu? È accaduto che la Regione Liguria, governata da una giunta di centrosinistra e il cui governatore è l’ex ministro dei trasporti Claudio Burlando, ha impugnato dinanzi alla Corte Costituzionale il decreto legge 98 del 6 luglio 2011 che aveva fissato regole stringenti per calmierare i costi e tentare di mettere un argine al proliferare delle auto blu.

La colpa è dex ministro del Tesoro Tremonti che aveva imposto un tetto alle cilindrate: vietato guidare berline con motore superiore ai 1600 cc. Semplice buonsenso, specialmente di questi tempi con la crisi che ci sta con il fiato sul collo e le amministrazioni pubbliche che tagliano i servizi, anche i più essenziali e la gente che è costretta a pagare tasse su tasse per tentare di rimediare al danno che la classe politica h in quarant’anni.

Come dicevamo, la regione Liguria l’ha presa male ed ha impugnato l’articolo 2, commi 1, 3 e 4 del decreto legge. In parole povere, l’idea è quella di far saltare la politica del rigore imposta da Tremonti negli ultimi mesi del suo ministero. La regione di centrosinistra amministrata da Burlando, ritiene che la cilindrata massima delle auto blu che deve avere a disposizione, non è ammissibile che venga stabilita da Roma e che non è condivisibile neanche il divieto di sostituire le auto blu con altre vetture e neanche l’obbligo di tenerle fino alla rottamazione o alla dismissione.

A parte ciò, nei giorni scorsi è stata sventata una “rapina” da 10 milioni di euro messa in campo dal Governo Monti che, sentendo anch’esso, forse, la mancanza di nuove auto blu, aveva pubblicato sul sito del ministero dell’Economia un bando per l’acquisto di altre quattrocento auto, naturalmente di cilindrata non superiore ai fatidici 1600 cc. Pescato con le mani nel sacco, Palazzo Chigi è corsa ai ripari dicendo che si era trattato di equivoco.

Signori politici attenti, state tirando troppo la corda. Non vorremmo che al vostro passaggio a bordo delle auto blu, foste sommersi da una valanga di pomodori e uova marce. A quel punto però, non gridate al complotto. Zitti ziti andatevene a casa, possibilmente senza far troppo rumore che se il popolo si sveglia, ahi sono dolori per non dire cavoli amari. Per voi naturalmente, visto che oggi questo trattamento è riservato agli italiani.