Il fascismo pagava chi denunciava gli ebrei e Monti chi denuncerà evasori

Il fisco ha annunciato che in occasione della festa del 1° maggio, farà visita agli agriturismi  e ad altre categoria di imprenditori, per controllare se i conti sono in ordine, se qualche scontrino viene rilasciato e se le normative sono tutte adottate. Quanto annunciato, naturalmente è una lodevole iniziativa che non andrebbe neanche pubblicizzata perché dovrebbe far parte dei normali controlli che gli organi ispettivi del fisco dovrebbero svolgere continuativamente per l’intero arco dell’anno.

Ma il vero obiettivo di tutto ciò, è che si vuole acuire la tensione sociale anche alla luce delle norme, ancora in bozza, del decreto sulle liberalizzazioni bis che stanno circolando in questi giorni.

L’idea che sta avanzando è semplice e devastante nello stesso tempo e cioè: trasformare i cittadini in cacciatori di taglie che attraverso un meccanismo premiale che incoraggia la spiata del presunto evasore. Non è uno scherzo, ma le norme esistono davvero in bozza.

“Qualora le sanzioni per violazioni delle leggi fiscali e tributarie siano casualmente riconducibili a una denuncia di un soggetto privato”, si legge in un articolato di legge allo studio dei tecnici del ministero dell’Economia, “al denunciante spetta una percentuale tra il 10 e il 30% della sanzione”. La norma puntualizza anche che “la percentuale è determinata in relazione alla quantità e alla qualità delle informazioni contenute nella denuncia”. I “trenta denari” non sono invece previsti per “i soggetti che hanno acquisito l’informazione in ragione del proprio ufficio pubblico o che hanno l’obbligo di denunciare l’illecito”.

In parole povere, l’effetto di queste disposizioni che sono al vaglio del ministero guidato in pratica da Vittorio Grilli ma il cui titolare è lo stesso premier Mario Monti, è che su una penale di 150 mila euro il contribuente-spione dovrebbe mettersi in tasca fino a 45 mila euro. Come si vede, sono somme ingenti che tenderebbero a una escalation perversa di spiate e controspiate con incerti esiti sotto il profilo della lotta all’evasione.

D’altra parte, c’è chi sostiene che sia questo l’obiettivo, più che il contrasto all’evasione tributaria, il vero obiettivo del governo. Alcune indiscrezioni parlamentari, i clamorosi blitz degli ispettori del fisco a Cortina, a Milano e nelle località in cui sono stati effettuati i controlli, questi erano solamente a scopo dimostrativo, perché bisognava dare uno “sfogo immediato, di pancia, diretto a quei ceti medio-bassi” colpiti “da quello che viene definito senza mezzi termini uno dei più grandi prelievi obbligatori degli ultimi anni”.

Il segretario confederale della Uil, Luigi Angeletti, ieri ha detto che “il peso delle tasse si mangerà tutta la tredicesima di quest’anno”. Alcuni deputati di maggioranza vicini al governo, hanno affermato che dopo aver varato le stangate fiscali a Palazzo Chigi “ci fu chi iniziò a preoccuparsi seriamente della reazione della gente”. E difatti, se ci fate caso, per un po’ i rappresentanti del governo hanno cercato di rabbonire i cittadini paventando lo spauracchio della Grecia ma, passato il primo momento e visto che non succedeva niente – tanto si sa l’italiano borbotta ma poi subisce in silenzio – i vari ministri hanno innestato la quarta e, come il caso Fornero dimostra, hanno perfino attaccato l’articolo 18 senza colpo ferire.

Approfittando del ddl anti-corruzione – in dirittura d’arrivo – è stato appunto previsto un emendamento allo scopo tant’è che si prevede la creazione di uffici per le denunce, garantite dall’anonimato, che i dipendenti pubblici potranno presentare in cambio di una ricompensa.