Il “Fondo Casella”, che eroga la pensione integrativa dei poligrafici, é a rischio? Pensionati romani hanno querelato

servizio a cura di Pasquale A. Di Todaro

Roma, 24 marzo – I lavoratori e i pensionati dei poligrafici sono in subbuglio perché vedono messi in discussione i loro diritti da quando il “Fondo Casella”, che eroga le pensioni integrative,rotativa ha ridotto nel 2014 del 25% e, dal 2015 un ulteriore 25% (pari al 50%) il valore delle pensioni erogate.

Motivo? I fondi a disposizione, per varie ragioni che tenteremo di analizzare, non sono sufficienti a coprire, dicono per un periodo limitato, gli esborsi per gli aventi diritto.

Per questo sono sorti molti comitati, alcuni spontanei, altri capeggiati da ex sindacalisti, ben orchestrati, che stanno facendo l’ammujina come dicono a Napoli, facendo perdere tempo con discussioni sterili, perizie sui bilanci ma, cosa piuttosto inconsueta, consigliano una class action. 

Che cosa c’è di strano?, si chiederanno in molti. E la risposta è semplice perché, se viene attivata la class action ed un magistrato l’archivia, la questione finisce lì. Vi sembra poco? Senza tener conto poi che la class action è un procedimento civile e, come tale, richiede tempi lunghissimi, spesso anni ed anni, dato l’affollamento della giustizia civile. E’ veramente ciò che si vuole?Oppure è una manovra diversiva per dar modo a chi ha “gestito il fondo”, di correre ai ripari portando i libri contabili in tribunale? Ma tanto per non sbagliare però, alcuni pensionati del Fondo residenti in Roma, hanno presentato querela presso il Tribunale Penale di Roma.

Ma analizziamo i fatti e cerchiamo di capire meglio. Il Consiglio di Amministrazione che gestisce il Fondo è composto da rappresentanti indicati dagli editori e dai rappresentanti dei sindacati, ma non vi sono rappresentati i lavoratori ed i pensionati non iscritti al sindacato. E’ regolare tutto ciò? Noi non crediamo!

pozzo

pozzo senza … Fondo …

Il Fondo, a garanzia delle pensioni erogate, aveva un patrimonio immobiliare piuttosto consistente. Ebbene, questo patrimonio è stato alienato per 60 milioni di euro regolarmente messi a bilancio. Ma come mai, nel bilancio successivo, questi introiti vengono riportati a ZERO euro? Come sono stati utilizzati? Ma soprattutto, perché sono stati svenduti gli immobili, dal momento che il loro valore reale era superiore di ben il 50%?

E poi, c’è forse qualche membro del CDA che ne ha acquistato qualcuno, magari per interposta persona come si usa fare? Naturalmente questa è una ipotesi, non una certezza. Del resto, visto come è gestito il Fondo, il dubbio è più che legittimo ma, beninteso, è soltanto un dubbio sia ben chiaro.

Ma è mai possibile che ogni pensionato o lavoratore iscritto al Fondo costi ben 200 euro l’anno?

Fondi a confronto

 Ma è mai possibile che i componenti il CDA, composto da ben 24 persone, percepiscano annualmente robusti gettoni di presenza?

E non è immorale che mentre si riducono gli importi delle pensioni, i membri del CDA si aumentino gli appannaggi?

Perché, e ricaviamo il dato spulciando i bilanci , non si è dato adito al recupero crediti?

Perché non si è mai provveduto a colmare le perdite con gli utili delle vendite immobiliari oppure con una vendita delle immobilizzazioni?

Tutte queste premesse a cosa ci portano?

Sicuramente a considerare un comportamento inopportuno da parte della dirigenza!

Si configura, forse, un reato penale?  Un esempio calzante è il seguente: “L’appropriazione indebita, art. 646 c.p. come da giurisprudenza, cassata, sul mancato versamento alla Cassa edile delle somme trattenute dal Fondo Pensione sulle retribuzione degli appartenenti, per sanare le perdite del Fondo …” (Cassazione a sezioni unite n.1327 del 19 gennaio 2005).

In conclusione, non sarà che i “signori del vapore” e le “truppe cammellate” al seguito, hanno scambiato i lavoratori ed i pensionati dei poligrafici per autentici coglioni?

Staremo a vedere, e da queste colonne, Vi terremo aggiornati!!! Se qualcuno vuol saperne di più, può rivolgersi all‘avv. Alessio Ciasco tel. 3926391180, mail:  ciasco.alessio@libero.it

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