La Lega Nord e la casa pagata a Calderoli sul Gianicolo a Roma

Le inchieste che hanno coinvolto l’ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, rischiano di investire anche i vertici del partito. Nel mirino degli inquirenti, infatti, c’è anche l’ex ministro Roberto Calderoli: l’affitto della sua casa sarebbe stato pagato con i soldi del partito, secondo quanto risulta dagli atti sequestrati dai carabinieri del Noe di Roma.

Le indagini sono state svolte nell’ambito del filone d’inchiesta sulla Lega condotto dai pm di Napoli Curcio, Piscitelli e Woodcock. Il proprietario dell’appartamento che avrebbe confermato che i 2200 euro al mese dell’appartamento in via Ugo Bassi al Gianicolo venivano versati dal Carroccio.

“Mi si infanga per aver avuto in dotazione da parte del movimento una casa-ufficio dal costo di 2200 euro al mese – ha replicato Calderoli – quando io ne verso mensilmente 3mila di euro alla Lega Nord”.

“Adesso basta, è ora di finirla con questo assurdo sputare fango addosso alla Lega Nord e ai suoi esponenti.Questa vicenda dell’affitto dell’appartamento utilizzato a Roma dal senatore Roberto Calderoli rasenta letteralmente il ridicolo”, ha adetto poi la triumviraManuela Dal Lago, “Siamo arrivati al punto che un movimento quale la Lega Nord non è nemmeno più padrona di decidere come utilizzare le proprie risorse? È possibile che si metta alla berlina la scelta del movimento di dotare il proprio coordinatore di un appartamento a Roma per consentirgli di svolgere al meglio la sua enorme mole di lavoro? Vorrei ricordare a tutti che Roberto Calderoli da dieci anni lavora come un matto, e senza percepire uno stipendio per questo, senza fare mai ferie, girando per tutto il territorio quando non c’è attività parlamentare ed essendo sempre presente in Aula o nelle commissioni quando le Camere sono attive”.

Sul fronte delle inchieste, questa mattina uno dei legali del partito ha incontrao il pm di Milano, Roberto Pellicano, e ha assicurato che la Lega era all’oscuro degli investimenti indiamanti effettuati da Belsito. L’avvocato ha inoltre consegnato al magistrato la copia dei certificati di qualità, peso e valore dei diamanti e la copia dei codici identificativi dei lingotti, unitamente ai verbali di consegna di Belsito che, nei giorni scorsi, ha riportato i preziosi in Via Bellerio.

Intanto le camicie verdi continuano a chiedere pulizia. “Quando scopro che il mio ex capogruppo ha speso in un anno 90mila euro con la carta di credito del gruppo qualcuno mi deve giustificare come cavolo son stati spesi”, denuncia Gianluca Pini accusandoMarco Reguzzoni. Il deputato spiega che “la certificazione del bilancio non va ad analizzare ogni singola pezza giustificativa. Il problema vero è dare una risposta seria a quello che si è evidenziato come un malcostume diffusissimo. Che non è solo sul finanziamento pubblico legato ai rimborsi elettorali: è e lo sottolineo anche sull’utilizzo che ne fanno i gruppi parlamentari”. La dichiarazione non è piaciuta all’attuale capogruppo alla Camera. “Che cazzo hai fatto?”, ha detto Gianpaolo Dozzo al deputato quando lo ha incontrato a Montecitorio. I due hanno avuto una discussione in cortile.