La richiesta della sinistra: Abolire la parata! Per dare più soldi ai partiti?

di Marcello Morelli

La tambureggiante campagna contro la parata militare del 2 Giugno condotta sul web e sulla stampa dalla sinistra più o meno estrema cui si sono accodati i partiti di sinistra-destra-centro, salvo qualche eccezione, influenti organi della stampa cattolica nonché benpensanti pacifisti in servizio permanente, ha sorprendentemente raccolto il plauso e l’adesione di ambienti e persone del tutto estranei per valori, mentalità e pregresse esperienze militari alla (in)cultura anti-militarista. Il collante è stato rappresentato dalla vulgata del cosiddetto risparmio a favore delle popolazioni terremotate dell’Emilia trascurando il piccolo dettaglio che la gran parte delle spese per la parata sono già state sostenute con il trasferimento dei reparti dalle rispettive sedi a Roma, con i ripetuti trasporti dalle infrastrutture di accantonamento alle aree destinate alle prove della sfilata e infine con  l’ultimazione delle tribune e di quant’altro necessario lungo il percorso della parata. La sobrietà – termine oggi molto in voga – imposta alla parata ha eliminato qualsiasi ulteriore impegno di spesa di un qualche rilievo. Viene quindi da chiedersi, ragionevolmente, quale potrebbe essere il risparmio qualora la parata venisse abolita, di contro è evidente la strumentalità della richiesta della cancellazione.

E’ comprensibile che le popolazioni colpite dal terremoto auspichino che tutti i fondi disponibili vengano tempestivamente destinati all’emergenza e alla ricostruzione ed hanno tutta la solidarietà degli Italiani ad esse vicini nel cordoglio per le vittime e per le gravi difficoltà che si trovano ad affrontare. Altro è la demagogia, il populismo d’accatto di chi, con la campagna contro la parata, strumentalizza le loro sofferenze per fini ignobili che nulla hanno a che vedere con il dramma che quelle popolazioni stanno vivendo.

A giustificare la loro richiesta citano il precedente della cancellazione della parata disposta da Forlani nel 1976 a seguito del terremoto del Friuli ma strumentalmente dimenticano quanto è invece reperibile sulla stampa dell’epoca. Venne condotta dalla sinistra e in primo luogo dal PCI e dai gruppi anti-militaristi una violenta campagna contro lo svolgimento della parata motivandola anche allora con l’esigenza di destinare i fondi risparmiati alle popolazioni friulane ma le motivazioni erano tutt’altro che di carattere economico. E’ il caso di limitarsi a ricordare quale fosse all’epoca la posizione del PCI nei confronti della Forze Armate (quelle italiane, altre erano apprezzate!). Il presidente Forlani, non certo un cuor di leone, cedette alla canea montante e la parata fu annullata. Che poi i risparmi conseguenti siano andati alle popolazioni del Friuli è argomento di una prossima puntata!