Per la camorra la vita di un uomo vale un Rolex e tremila euro

Tremila euro e un orologio di lusso marca Rolex: questa la ricompensa ricevuta da ciascuno dei componenti che facevano parte del commando killer del clan Belforte di Marcianise (Caserta) che, nel 2003, assassinò il poco più che ventenne Francesco Sagliano, estorsore dell’opposto clan dei Piccolo. Gli ultimi tre membri ancora liberi sono stati arrestati dalla Squadra Mobile di Caserta, sotto la direzione del vicequestore aggiunto Angelo Morabito. Nei loro confronti sono state emesse altrettante ordinanze di custodia cautelare in carcere: le ipotesi di reato sono omicidio, detenzione e porto di armi comuni e da guerra e rapina, tutti aggravati dal metodo mafioso.

LA FAIDA. L’uccisione di Sagliano avvenne in maniera particolarmente cruenta e dopo un lungo inseguimento durante il quale i sicari non esitarono a sparare all’impazzata rischiando di fare vittime innocenti. I Belforte si vendicarono di Sagliano perché aveva chiesto il pizzo in nome dei Piccolo a degli imprenditori già taglieggiati da loro per conto del proprio clan. La contesa, tra i Belforte e i Piccolo, delle attività criminali nel comprensorio di Casertano, tra Marcianise e i Comuni vicini al capoluogo, risale agli anni ’90.

LE DICHIARAZIONI DEL PENTITO – “Io fui il primo a scendere e vidi il Franco (Sagliano ndr) che tentava di sollevarsi da terra, cercando di scappare e piangeva, gridando aiuto. Provai a sparare con il fucile che avevo ma l’arma non sparo'”. Sono le dichiarazioni rese dal killer del clan Belforte, Antonio Gerardi ai pm della Direzione distrettuale antimafia in merito all’omicidio di Francesco Sagliano esattore di tangenti per conto del clan Piccolo. Le dichiarazioni del collaboratore sono contenute nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Nicola Miraglia Del Giudice. All’alba di oggi la squadra mobile di Caserta diretta dal vicequestore Angelo Morabito ha arrestato tre dei presunti killer di Sagliano. Spiega ancora Gerardi agli inquirenti: “Sopraggiunse alla mie spalle Zarrillo che, mentre mi raggiungeva fece cadere la pistola calibro 9 a terra e cercava di sparare con il kalashnikov che pero’ anch’esso non funziono’, non esplodendo alcun colpo. Allora Zarrillo inizio’ una colluttazione con Franco che lo implorava di non ammazzarlo ed in cambio gli avrebbe fatto ammazzare Andrea Letizia”.