Roberto Libertà Bossi condannato Intervista al giovane aggredito

di Fiorella Ialongo

Intervista al giovane che fu accusato da Roberto Libertà Bossi di averlo picchiato con l’asta di una bandiera ma che, dopo accertamenti da parte degli organi competenti, l’accusa si rivelò infondata. Non solo: dagli accertamenti emerse invece che il Roberto Libertà, insieme ad altri “amici”, aveva lui  aggredito il giovane. Processato, Roberto Libertà fu condannato ad un risarcimento danni morali e materiali. I giudici, forse condizionati dal nome Bossi, non rinviarono a giudizio Roberto Libertà per calunnia (mente sapendo di mentire).

Domandiamo a Luigi Schiesaro se ci racconta perché il figlio di Bossi, Roberto Libertà, è stato condannato a risarcirla.

R. – Era l’ultima sera della campagna elettorale nel marzo del 2010 ed io, con due miei amici, sono andato ad attaccare i manifesti elettorali per la sinistra pur sapendo che, come nei giorni precedenti, probabilmente qualcuno sarebbe venuto poco dopo di noi per sovrapporne di nuovi di altro colore politico. Stavamo quasi per andarcene quando, nel silenzio della notte, sentiamo il rombo di un’auto che, a gran velocità, si è avvicinata a me e un’occupante mi ha urlato: “Eccolo lì il bastardo”, poco dopo la stessa macchina è ritornata e mi hanno gettato dei palloncini di gomma pieni di candeggina di cui uno mi ha preso in pieno.

D. – Si è sentito minacciato personalmente?

R. – Una frase come quella pronunciata e un comportamento come quello descritto sono difficilmente compatibili con una diversa ipotesi.

D. – Ha subito danni?

R. – Si! Lesioni che sono guarite in pochi giorni. Allora quella che poteva passare come una bravata contro un militante di sinistra nel regno di Bossi si è trasformata in una storia allucinante. Poco dopo l’accaduto sono andato in piazza per raccontare l’accaduto ai miei amici e farmi accompagnare da loro al pronto soccorso quando, improvvisamente, sono stato fermato  ed accompagnato  nella caserma dei carabinieri dove sono rimasto per nove ore.

D. – Per quale motivo?

R. – Perché Roberto Libertà, figlio di Umberto Bossi, mi aveva denunciato di averlo colpito con l’asta di una bandiera. Da vittima ero stato trasformato in carnefice. Non è stato facile convincere gli inquirenti che i sospetti di terrorismo nei miei confronti erano infondati. Capisco che i personaggi pubblici ed i loro figli possano essere oggetto di minacce da parte di persone poco equilibrate, ma non ho commesso alcunché contro il figlio di Umberto Bossi, che tutti conosciamo in paese. La perquisizione in casa mia ha rivelato che le uniche miscele che faccio non sono di esplosivi ma di colori per tinteggiare le case dei miei clienti.

D. – Ha ancora fiducia nella giustizia?

R. – Certo, i carabinieri hanno riconosciuto la mia innocenza ed il giudice di pace, appurata la verità, ha condannato Roberto Libertà a risarcirmi in solido con un altro ragazzo 1400 euro di danni morali e materiali.