Vita dura per i raccomandati: costituito fondo per ricorsi al TAR

Un concorso vinto senza averne i requisiti per un posto di ricercatore nella facoltà di Economia presso l’università di Como e Varese, ha scatenato un ricorso presso il TAR di cinque giovani ricercatori che, non avendo però i soldi sufficienti per poter continuare la loro battaglia, hanno  fatto ricorso ad una interessante iniziativa: una colletta che permetterebbe di costituire un fondo per coloro i quali si sentono ingiustamente sorpassati nei concorsi dai soliti raccomandati.

L’iniziativa è quella appunto di una raccolta fondi, di cui si è fatto garante il direttore del sito Linkiesta, Jacopo Tondelli, aperta a tutti per sostenere le spese legali di questi cinque ricercatori che hanno fatto ricorso al Tar contestando il risultato finale di questa procedura concorsuale.

Nel manifesto programmatico i ricercatori parlano di un caso-pilota che aprirebbe davvero a un’università più trasparente, meritocratica. Di più: credono che possa avere implicazioni “sovversive” anche per tutta comunità scientifica italiana, perché immaginano in futuro possa crearsi un mega-fondo a disposizione di tutti i ricercatori che si sentano ingiustamente esclusi dai concorsi e che spesso rinunciano a far ricorso per timore di “rappresaglie”, per mancanza di denaro o per una poca fiducia nei tempi della giustizia amministrativa. Un fondo che verrebbe ipoteticamente finanziato dalla collettività e che sarebbe la dimostrazione tangibile di come «la comunità scientifica nazionale non è disposta ad assistere inerte all’attuazione di cattive pratiche nelle procedure di reclutamento e intende agire concretamente per scoraggiarle». Per il momento hanno aperto un conto paypal sul quale far affluire quanto si ritiene opportuno per portare avanti senza patemi il ricorso al Tar ed eventualmente al Consiglio di Stato.