L’accordo di Minsk, l’unione politica e il terrorismo europeo. Ma gli Stati Uniti dovrebbero rivedere la loro politica estera

servizio a cura di Elena Quidello

R o m a, 16 febbraio 2015 – I drammatici fatti di questi giorni: terrorismo che si ripete secondo la solita strategia inAccordo_di_Minsk Danimarca; l’accordo di Minsk tra Putin, Poroshenko, Merkel, Holland che salta già subito dopo la firma con le esplosioni nelle città orientali assediate dai ribelli filorussi segno che forse non tutto si è chiuso in un accordo; l’avanzata dell’Isis in Libia con il solito copione di eccidi questa volta, nei confronti dei copti; la Spagna che emulando la Grecia, scende in piazza contro l’Euro; non ultimo la confusa situazione politica italiana che non riesce a trovare accordo sulle riforme in atto; tutti ingredienti pronti ad esplodere conducendo l’Europa verso un futuro caotico nel quale essa stessa, sotto eventuale assedio da parte dei nuovi barbari venuti dal mare, potrebbe non aver scampo poiché è dal suo ventre morbido e gentile che uscirebbero migliaia di terroristi pronti a colpire il vicino della porta accanto o esponenti politici di spicco tale da paralizzare le sedi governative e richiamare dalle sue stesse viscere una guerra dimenticata.

Mentre in pentola bollono questi ingredienti esplosivi, Mario Draghi accenna alla possibilità di realizzare l’Unione Politica. Forse è arrivato davvero il tempo che l’Europa ignori le crisi Mario_Draghieconomiche in parte derivanti dalla moneta unica esaltata solo nei paesi con il pil che vola alto , come si legge della Germania, e realizzi finalmente l’Unione politica per fronteggiare un pericolo più grande che bussa minacciosa alle porte dell’Europa come mai era accaduto dopo l’ultima terribile guerra mondiale! Cos’altro ancora deve sperimentare l’Europa perché si convinca che non vi è altra scelta se non quella della Unificazione politica per mettere insieme non solo le economie , la difesa, magari i debiti, ma soprattutto l’anima dei Paesi euro – dipendenti che attendono di essere tirati fuori dal pantano nel quale sono immersi? Quanto vale il risanamento del debito pubblico rispetto alla libertà e alla vita di milioni di cittadini europei?

Dunque, mentre s’ invoca l’Unione politica da più parti, tanto che l’Università Europea’ presieduta dal prof.Francesco Gui ha indetto un convegno di esperti lo scorso 30 gennaio a Roma, per discutere su quale modello di federazione ci si dovrebbe orientare, anche il filosofo, sociologo e storico Jurgen Habermas ritiene sia giunta l’ora di una Unione Politica ed espone il suo modello federalista nel saggio dal titolo: “Democrazia in Europa: Perché lo Sviluppo dell’Unione Europea in una Democrazia Transnazionale è Necessaria e Come essa sia Possibile”.

Nell’ ampia esposizione che i relatori hanno fornito sull’Unione Europea, nel convegno suddetto, tra i quali interessanti sono state le riflessione del giurista prof. Beniamino Caravita sui diversi modelli federali possibili, emerge chiaro da altro relatore, che il modello federalista europeo in realtà è un modello in costruzione poiché l’unione è ancora un processo in atto dhqdefaulti cui non è possibile definirne i metodi e la struttura. Rimane tuttavia, predominante l’interrogativo di dove andrà questa Europa perché possa progredire lontana da conflitti come quelli che si sono aperti in’Ucraina tra filorussi e i filoeuropei!. I 13 punti firmati a Minsk sono solo una speranza poiché è stato ben sottolineato da Putin che l’Ucraina riprenderà in toto i suoi confini quando avrà terminato le riforme costituzionali che prevedono il rispetto dei diritti degli abitanti delle regioni orientali del paese. Ma il fatto che a Donetsk i ribelli filo russi abbiano proclamato la repubblica popolare la dice lunga su dove questa parte orientale dell’Ucraina voglia arrivare e con chi stare.

Pertanto, c’è da chiedersi perché a livelli politici nessuno faccia proposte federaliste tra le parti come da lungo tempo il presidente dell’MFE Lucio Levi va esponendo nei suoi scritti sulla questione Ucraina!? Perché si vuole a tutti i costi far entrare l’Ucraina nell’Unione Europea aggravando la già pesante situazione economica come una cospicua parte dei federalisti si chiede preoccupata? Gli Stati Uniti frenino i loro impulsi bellici perché l’Europa non è il Medio Oriente. La Russia di oggi come quella di ieri, anche se sfortunatamente governata da uno spietato dittatore quale era Stalin, potrebbe essere ancora al fianco dell’Europa e degli Stati Uniti contro un nemico comune che cerca di farsi largo con il terrore per conquistare l’Europa.

gianni_pittellaE non s’illuda il Presidente Gianni Pittella che la tregua in Ucraina sia cessata del tutto come espresso nell’intervista a Radio 3 o che la PNR (Passenger Name Record) sia la soluzione al terrorismo perché c’è ancora un enigma da risolvere. La Turchia! La Turchia, con il suo silenzio, la sua ambiguità, la sua falsa laicità tutta protesa verso un islam radicale. Che la Turchia fosse un obiettivo ambito dagli Stati Uniti per la sua posizione strategica sia nel Mediterraneo che nel Medio Oriente è ormai storia visto che il suo ingresso nell’Alleanza Atlantica nel 1952 le ha anche permesso uno sviluppo economico e militare non indifferente proprio al fianco dei grandi alleati Nato.

Ma se la Turchia ha costituito per gli Usa un argine all’eventuale ingerenza della Russia inerdogan-on-islamophobia Europa , oggi bisogna prendere atto che con la caduta del muro di Berlino , evento preceduto dal saggio Gorbaciov, la Russia non è più la pericolosa vicina di casa e che il ruolo strategico della Turchia nella Nato , come gli ultimi eventi dimostrano, è stato fallimentare rispetto agli obiettivi preposti. Quello che nel frattempo è avvenuto nella vita politica turca con l’ascesa di Recept Erdogan, oggi Presidente, dovrebbe costituire motivo di preoccupazione per gli Stati Europei, che per seguire fedelmente la linea politica estera degli Usa, hanno sostenuto la richiesta d’ingresso da parte di Erdogan in Europa ignorando che questa stava sprofondando, con il varo di alcune leggi, nell’islam fondamentalista, in quel tipo di islam cioè che il popolo turco aveva da tempo dimenticato dopo l’abolizione delle scuole coraniche da parte di Ataturk e riattivate nel sistema scolastico proprio dal ‘Califfo’ Erdogan.

capo-isisInvece di un avamposto difensivo, la Turchia di Erdogan, con la sua ormai palese ambiguità ha favorito l’ascesa del califfato dell’ISIS mantenendo per tutto il tempo lo stesso atteggiamento sospetto nei riguardi degli orrori in Siria e a Kobane Gli Stati Uniti sono i nostri fratelli gemelli per aver costituito nel cuore di una nuova terra una Federazione di Stati i cui principi di libertà, giustizia, valori ci uniscono in un ideale patto di civiltà, ma è tempo che l’Europa impari a camminare da sola e a dialogare alla pari.