I giocatori del Genoa costretti da tifosi violenti a togliersi la maglia

Il calcio italiano oggi ha scritto una pagina, la più vergognosa della sua storia e mai accaduto su un campo calcistico, costringendo i calciatori genoani a togliersi la maglia e a consegnarla al capitano Rossi. È  successo al Marassi di Genova dove si svolgeva la gara Genova-Siena. La colpa di quanto è accaduto è di alcuni tifosi del Genoa che, in quel momento, perdeva per 4 reti a zero.

In campo cadeva di tutto, dai fumogeni ai petardi e con il rischio reale dell’invasione di campo da parte dei delinquenti, perché tali sono, che dettano legge in uno stadio della massima serie calcistica. L’inqualificabile episodio ha scatenato le ire del Presidente della Federcalcio Giancarlo Abete:  «Quelle persone non sono tifosi, spero non mettano più piede in uno stadio Ha fatto bene Sculli a non cedere al ricatto e a non togliersi la maglia. Per quanto la situazione possa apparire complessa, significa arrendersi ad una dimensione di violenza. La maglia, di fronte all’aspettativa di soggetti violenti, non dev’essere tolta». Un gesto, secondo Abete, che appare «un rito sacrificale e che richiama i tempi antichi, nel senso peggiore del termine».

La situazione è precipitata all’inizio del secondo tempo quando i senesi realizzano la quarta rete, che completa il poker aperto dalla doppietta di Brienza e dal gol di Destro. L’arbitro Tagliavento sospende  al 54° la gara dopo che in campo piovevano i petardi ed i fumogeni. Una parte del pubblico lascia gli spalti, mentre alcuni tifosi si arrampicano minacciosamente sulle recinzioni. Qualcuno si sistema sul tunnel che dovrebbe portare le squadre negli spogliatoi. Mentre la terna arbitrale e il Siena lasciano il terreno di gioco, si apre una pagina grottesca. Il capitano del Genoa, Marco Rossi, prova a dialogare con i propri tifosi. In campo c’è anche il patron Enrico Preziosi, ma la sua presenza non serve per riportare serenità. Molti giocatori del Genoa, probabilmente su pressione dei supporters, si sfilano le maglie e le consegnano a Rossi. Qualcuno, come Giuseppe Sculli, si rifiuta. Giandomenico Mesto ha una crisi di nervi e scoppia a piangere. Le discussioni proseguono e, dopo 40 minuti ad altissima tensione, vengono ripristinate le condizioni per portare a termine il match. Si ricomincia in un clima irreale: i giocatori, evidentemente scossi, provano ad amministrare gli ultimi 37 minuti del match. Prima del fischio finale, al 79′, il Genoa trova il gol della bandiera su autorete di Del Grosso.

Il Presidente del Genoa Preziosi a fine gara ha dichiarato che è inaudito che un manipolo di persone si impadronisca dello stadio imponendo la loro legge e non ci sia alcuna possibilità di allontanarle dai campi di gara.

Ma il Questore di Genova, Massimo Mazza, contraddice il Presidente Genoano: : «I giocatori del Genoa si sono tolti la maglia, come preteso dagli ultras, con il consenso del presidente, Enrico Preziosi. I responsabili delle forze dell’ordine presenti in campo erano fortemente contrari e hanno fortemente sconsigliato il presidente di agire in tal senso».